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Il rito del caffè a fine pasto

A pranzo terminato siamo soliti bere il caffè: è una consuetudine che a fine pasto abbiamo praticamente tutti. Chi di voi infatti non termina il proprio pasto principale con una tazzina di caffé?

La regola di galateo più consolidata, vorrebbe che il caffè fosse degustato fuori dalla tavola del pranzo ma nel luogo più vicino alla sua preparazione per poterlo gustare nel migliore dei modi, caldo e fragrante. Nelle case più ampie, un tempo era in uso la formula per la quale, a pranzo concluso, la padrona di casa diceva: «Ci spostiamo in salotto per il caffè?»; tutti i commensali si alzavano e la seguivano in salotto lasciando libera la tavola e consentendo all’eventuale personale di servizio di provvedere alla risistemazione dell’ambiente.

Oggi, in alcuni casi, si prosegue nello stesso modo mentre, molto spesso, il caffè viene portato direttamente a tavola con le note critiche segnalate. D’altra parte, è facile capirne il perché: se, per esempio, si hanno parecchi ospiti allo stesso tavolo, volendo servire il caffè a tutti e portarlo con un vassoio, diventa inevitabile farlo freddare e, se non si tratta di qualità eccelsa, il gusto finale sarebbe spiacevole e finirebbe per far dimenticare gli eventuali “capolavori” serviti durante il pranzo.

Oggi, con le speciali macchinette elettroniche, ad uno o due gruppi, che preparano il caffè con le speciali capsule, utilizzando caffè di ottima qualità, è difficile sbagliare e allora, per ottenere buoni risultati, vale la pena porre la o le macchinette in posizioni defilate rispetto alla tavola e invitare i commensali a spostarsi per il caffè o, addirittura, vista la facilità di preparazione, a prepararlo da soli, scegliendo le capsule a loro più congeniali (normale o decaffeinato). Ciò vale sia nel caso di ristoranti, sia per occasioni conviviali in casa. Ma quale caffè? Naturalmente quello al 100% di miscela arabica! Quali tazze? Quelle di porcellana fine.

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